Sempre meno ospedale, sempre più servizi sul territorio: l'assistenza di base assorbe ormai il 51% delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale. La sanità cambia volto, di pari passo con le trasformazioni demografiche: gli italiani vivono più a lungo e stanno meglio. Il 61% si ritiene in buona salute, anche se uno su dieci soffre di una malattia cronica e se il 70% dei decessi avviene per due sole cause ( tumori e patologie cardiovascolari) contro cui le armi della prevenzione sono ancora spuntate. La fotografia arriva dalla Relazione sullo stato sanitario del Paese 2007-2008, presentata ieri dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e dal viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio. Un rapporto di 660 pagine che raccoglie i dati più recenti sul pianeta salute. E promuove il Ssn. «Una buona sanità costa sempre meno della cattiva sanità», ha ricordato Fazio. Confermando la strategia del governo: «Puntiamo a spostare definitivamente il baricentro dei servizi dall'ospedale al territorio. Un'esigenza resa pressante dalle sfide delle cronicità e dell'invecchiamento ». La "società anziana" . Il Paese è sempre più longevo (la speranza di vita alla nascita è salita a 78,4 anni per gli uomini e a 84 anni per le donne) e sempre più vecchio: l'indice di vecchiaia (il rapporto tra gli over 64 e gli under 15) è oggi pari a 143%; nel 2050 il 35% della popolazione avrà i capelli bianchi. Le persone "attive" già sono meno di due terzi del totale. Una tendenza appena attenuata dagli immigrati, che sfiorano ormai i 4 milioni, il 6,5% della popolazione. Con l'invecchiamento crescono le patologie croniche, dall'artrosi al diabete, e le disabilità, che affliggono circa 2,6 milioni di italiani. Tumori e infarti in agguato . Nonostante l'exploit della sopravvivenza e la buona percezione della propria salute mostrata dagli italiani (appena il 6,7% dichiara di sentirsi male), si continua a morire per due "big killer": quasi tre decessi su quattro sono dovuti a tumori e malattie cardiovascolari. Il cancro, di cui comunque si muore meno, è la prima causa di morte negli uomini (il 35,1% dei decessi); le malattie circolatorie sono la prima nelle donne (43,8%). Almeno un decesso su cinque sarebbe però evitabile con la prevenzione. Dove c'è ancora da fare: stili di vita, alcol e fumo, ha detto Fazio, sono «punti critici». Le sfide per il Ssn. Il sistema sanitario ha finora retto. Forte di una "macchina" di 815.796 addetti, di cui oltre 145mila medici, e di una spesa che nel 2008 è stata di 106,6 miliardi. La Relazione registra la progressiva avanzata dei servizi territoriali. Ma se la riduzione dell'ospedalizzazione è un fatto - i ricoveri ordinari diminuiscono e i posti letto per pazienti in fase acuta sono calati a 3,8 per mille abitanti (ma l'obiettivo fissato dal nuovo Patto per la salute è ancora più basso: 3,3 letti per mille abitanti) - la riorganizzazione delle cure primarie è "in fieri". Non a caso, tra «le problematiche emergenti e prospettive» individuate alla fine della Relazione, c'è proprio quella di
garantire l'assistenza fuori dall'ospedale 24 ore su 24, favorendo la massima integrazione tra professionisti e servizi. C'è infine la sfida più grande: ridurre le differenze regionali. «Occorre lavorare per abbattere il divario Nord- Sud», ha sottolineato Fazio. «A questo, del resto, servono i piani di rientro concordati con le regioni: una vera pa-lestra per ridurre gli sprechi ».
Fonte: 24ore Sanità